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Report settimanale BNL 8 luglio 2013

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Lo staff di iPMI.it segnala la pubblicazione del Focus BNL n. 25 del 8 luglio 2013 (download .pdf), il settimanale del Servizio Studi BNL, che fa il punto sulla congiuntura economica in Italia.

Abstract:
«Dall’avvio della crisi il settore famiglie di tutti i paesi dell’area euro ha condiviso l’andamento debole o negativo dei redditi, dei consumi e degli investimenti nonché una propensione al risparmio sempre più contenuta. I dati 2012 relativi all’intera Uem ben sintetizzano le dinamiche prevalenti nelle diverse economie dell’area: in termini reali i redditi, i consumi e gli investimenti immobiliari delle famiglie sono diminuiti, rispettivamente, dell’1,9%, dell’1,4% e del 4%; il tasso di risparmio è sceso al 12,8%, un livello storicamente contenuto.
In Italia le principali voci di reddito e di bilancio delle famiglie riflettono la difficile congiuntura: nel 2012 in termini reali le entrate delle famiglie sono diminuite del 5% circa e il valore della ricchezza immobiliare è diminuito del 4,1%. Si tratta del quinto anno di calo consecutivo per i redditi e del quarto anno di perdita di valore per le proprietà immobiliari. Indicazioni più favorevoli vengono dall’andamento delle attività e delle passività finanziarie: le prime sono aumentate del 2,9% e le seconde sono diminuite dello 0,5%. Nel confronto con i principali partner europei la ricchezza netta delle famiglie italiane rispetto al reddito disponibile si conferma la più elevata (2,6 volte).

Il peso della crisi sulle famiglie dell’eurozona
Dall’avvio della crisi il settore “famiglie” di tutti i paesi dell’area euro ha condiviso l’andamento debole o negativo dei redditi, dei consumi e degli investimenti nonché una propensione al risparmio sempre più contenuta. I dati 2012 relativi all’intera Uem ben sintetizzano le dinamiche prevalenti nelle diverse economie dell’area: in termini reali i redditi, i consumi e gli investimenti delle famiglie sono diminuiti, rispettivamente, dell’1,9%, dell’1,4% e del 4%; il tasso di risparmio è sceso al 12,8%, un livello storicamente contenuto.
Non per tutte le famiglie il reddito è diminuito con la stessa intensità: nella maggior parte dei paesi dell’area euro le fasce di reddito più basse hanno subito una decurtazione delle entrate relativamente maggiore rispetto alle classi più abbienti. L’ampliamento della forbice dei redditi nelle classi estreme ha comportato un aumento dell’indice di disuguaglianza che, nell’area euro, ha raggiunto il valore di 30,5, un livello record per questo indicatore.
Tra gli effetti negativi della flessione dei redditi è particolarmente importante il debole andamento dei consumi privati. Nell’approfondire la dinamica dell’aggregato uno studio della Commissione europea ha integrato l’analisi delle tradizionali determinanti con il ruolo delle aspettative, indicatore ricavato dalle periodiche indagini mensili presso i consumatori. Ne emerge come una evoluzione incerta sia della propria situazione finanziaria sia di quella economica generale tenda a deprimere le spese delle famiglie mentre il ritorno dell’indice ai livelli pre-crisi potrebbe far aumentare la dinamica dei consumi fino al 3%.
In Italia le principali voci di reddito e di bilancio delle famiglie riflettono la difficile congiuntura: nel 2012 in termini reali le entrate delle famiglie sono diminuite del 5% circa e il valore della ricchezza immobiliare è diminuito del 4,1%. Si tratta del quinto anno di calo consecutivo per i redditi e del quarto anno di perdita di valore per le proprietà immobiliari. Indicazioni più favorevoli vengono dall’andamento delle attività e delle passività finanziarie.

Area euro: mali comuni

Il percorso verso una ripresa economica che possa essere diffusa, stabile e duratura tra i paesi dell’area euro è reso particolarmente difficile dal debole andamento dei redditi delle famiglie. Nel complesso dell’eurozona nel 2012 il reddito lordo delle famiglie è stato pari a €6,2 trilioni, importo pressoché invariato rispetto all’anno precedente (+0,2% in valori correnti); rispetto a cinque anni prima risulta più elevato di €174 miliardi, meno dell’incremento che, prima della crisi, si realizzava solitamente tra un anno e l’altro.
Le voci che concorrono positivamente alla formazione del reddito disponibile hanno registrato nel 2012 una crescita più attenuata o negativa rispetto all’anno precedente: i redditi da lavoro dipendente, che rappresentano i tre quarti dell’aggregato, sono aumentati dell’1% (+2,6% nel 2011), il margine operativo lordo e il reddito misto dello 0,2% (+2,6%), gli altri redditi da capitale dello 0,4% (+2,7%) mentre gli interessi attivi sono diminuiti dell’1% (+13,4%); in crescita invece la dinamica delle prestazioni sociali nette (+2,3% nel 2012 rispetto al +1,6%), mentre nulla è risultata quella dei trasferimenti correnti attivi. A limitare la crescita del reddito disponibile delle famiglie hanno contribuito sia un aumento particolarmente robusto delle imposte (+6,6% nel 2012 rispetto al +3,9%) sia quello dei contributi sociali netti (+2% rispetto al +3%). Al di là dell’incremento marginale registrato nel 2012 dal reddito nominale, per le famiglie dell’area euro quello passato è stato in termini reali il quinto anno di andamento decisamente sfavorevole per le entrate: il trend è iniziato nel 2008 con una crescita contenuta (+0,8%), è proseguito con una variazione nulla nel 2009 ed è terminato con tre anni consecutivi di flessioni culminate nel -1,9% del 2012. Un confronto tra il 2008 e il 2011 (ultimo dato disponibile) evidenzia come a livello pro-capite le entrate annuali si siano ridotte in termini reali in ben nove paesi dell’eurozona con diminuzioni particolarmente intense in Grecia (-€2.920), Cipro (-€1.121) e Spagna (-€852); per contro un miglioramento si è registrato in Germania (+€1.700), Finlandia (+€1.100) e Francia (+€939).
Un recente approfondimento dell’Eurostat basato sull’indagine sui redditi e le condizioni di vita dei cittadini europei (Eu-SILC) sottolinea come nell’ambito del generale impoverimento vi sia stato un più marcato peggioramento della condizione economica delle famiglie appartenenti alle fasce di reddito più basse: l’osservazione del reddito mediano ha mostrato come per questa quota di popolazioni in Grecia, Spagna e Italia la contrazione sia stata particolarmente significativa (-17,3%, -7,7%, -6,3% rispettivamente), mentre per la fascia di reddito più elevata degli stessi paesi la corrispondente contrazione è stata di minore intensità (-11,1%, -4,5%, -3% rispettivamente). Analogo trend si è registrato in Germania, Francia, Olanda, Portogallo e Slovenia ma con differenze meno marcate tra i decrementi delle varie classi. Nel caso di Cipro e Slovacchia, dove si è realizzata una crescita delle entrate per ambedue le fasce di reddito, l’incremento ha favorito gli individui più agiati. In Lussemburgo, Malta e Austria un miglioramento del reddito si è realizzato solo nella classe di reddito più bassa al contrario di quanto è invece avvenuto in Finlandia. Nel complesso la diversa intensità o il divergente andamento dei redditi delle classi estreme hanno comportato un aumento delle disuguaglianze; il fenomeno è evidenziato nell’indice di Gini che nell’area euro ha raggiunto nel 2011 un valore di 30,5. Si tratta di un livello record per questo indicatore (+0,3 p.p. rispetto all’anno precedente) che tra il 2005 e il 2011 ha mostrato leggeri miglioramenti alternati a sensibili inasprimenti.
La riduzione delle disponibilità economiche delle famiglie ha avuto ricadute evidenti sul tenore di vita e sull’andamento dell’economia in generale. Il progressivo assottigliarsi delle diverse forme di entrate ha infatti comportato nell’intera Uem un indebolimento dei consumi e degli investimenti immobiliari fenomeni solo parzialmente attenuati dalla riduzione del tasso di risparmio. Dall’avvio della crisi la crescita reale dei consumi privati è stata inferiore all’1% con il picco negativo del -1,3% raggiunto nel 2012; gli acquisti immobiliari delle famiglie hanno subito una contrazione cumulata a doppia cifra (oltre il 16%) mentre il tasso di risparmio è sceso ad un minimo storico del 12,8%. Nel 2012, in 11 economie dell’area euro le famiglie hanno consumato meno dell’anno precedente, in 8 hanno diminuito gli investimenti e in quasi tutte è stato limato il tasso di risparmio.
L’assenza di segnali incoraggianti dal mercato del lavoro e aspettative non favorevoli sui redditi stanno pesando sulle capacità di spesa delle famiglie dell’area euro. Anche sul fronte della ricchezza arrivano indicazioni contrastanti: nel 2012 è proseguito l’arretramento dello stock della componente reale (scesa a €25,7 tr., -2,9% a/a) che rappresenta i due terzi del patrimonio complessivo, mentre la ricchezza finanziaria è aumentata del 4% (a €19 tr.). Le passività delle famiglie sono invece rimaste stabili (a €6,2 tr., -0,1% a/a), lasciando la ricchezza complessiva netta delle famiglie della Uem invariata rispetto al 2011 a €38,5 tr.
Alla luce dell’importanza dei consumi privati nell’economia generale uno studio della Commissione europea2 ha ampliato l’analisi delle determinanti principali delle spese dei nuclei familiari (reddito, ricchezza finanziaria netta e prezzi degli immobili) considerando anche il ruolo delle aspettative. La valutazione, basata su alcune risposte alle indagini sul clima di fiducia dei consumatori in otto paesi dell’area euro,3 ha confermato come aspettative incerte incidano negativamente sulle intenzioni di spesa. In Spagna, Italia, Francia e Portogallo, dove nell’attuale congiuntura l’incertezza nel futuro è particolarmente elevata, il ritorno dell’indicatore ai livelli pre-crisi potrebbe tradursi in un aumento del 2-3% dei consumi privati su un arco temporale di 18 mesi, mentre negli altri paesi l’incremento degli acquisti delle famiglie potrebbe essere nell’ordine dell’1,5-2%
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