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Riflessioni sul "Mondo che verrà"

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Il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) ha pubblicato nei primi giorni di maggio 2020 un interessante documento che racchiude contributi di autorevoli firme, provenienti da differenti ambiti, dalla politica all'imprenditoria, dall'economia al diritto.

Attraverso una lettura trasversale degli scritti, tutti orientati ad una riflessione sul futuro che caratterizzerà il post-COVID19, si possono enucleare alcuni temi ricorrenti.

In primo luogo, l'interdipendenza profonda ("deep").
La società moderna è interconnessa in maniera inestricabile, tanto da coinvolgere la connessione evolutiva fra specie viventi e i loro ambienti; da qui un'esposizione al rischio che va affrontata con un sistema sanitario globale e un approccio "One Health" che valuta la connessione tra la salute dell'uomo, degli animali e dell'ambiente. Il bene della salute, inoltre, non è l'unico che va tutelato ormai a livello planetario, anche istruzione, ambiente, cultura e biodiversità appartengono all'universo dei beni comuni globali di interesse collettivo, i quali vanno salvaguardati migliorando la capacità della società di assorbimento e adattamento agli shock, attraverso un management globale della crisi.

In secondo luogo, l'Europa.
Il periodo di pandemia ha registrato l'aumento del livello dello scontro geopolitico, con i due principali agenti - USA e Cina - impegnati nella rincorsa ad una leadership economica; rincorsa che sembra non conoscere ostacoli. Qual è - e soprattutto quale sarà - il ruolo del vecchio continente? L'Europa, pur mostrandosi confusa e poco armonica nel suo agire, resta la forma di democrazia più avanzata del mondo e sta tutelando i suoi cittadini da instabilità economica e finanziaria, offrendo opportunità di cooperazione su molti fronti e protezione sociale. Da qui, quindi, è necessario ripartire per consolidare e migliorare il processo di integrazione per proporre un modello di crescita equo e sostenibile che possa essere un ponte tra scienza e democrazia.

Infine, l'economia.
La globalizzazione si trasformerà, ma non finirà e numerosi saranno i cambiamenti di scenario, ad oggi di difficile previsione.
Chi controllerà le informazioni?
Quale sarà il futuro delle catene del valore globali?
Quanto sarà invasivo l'intervento pubblico nell'economia? E la "longa manus" si ritrarrà insieme al virus? Oppure gli Stati avranno l'atavica tentazione di "regolare il mercato" a lungo termine?
Ci sarà una revisione dei sistemi fiscali orientata ad una migliore distribuzione della ricchezza?
Tra i tanti dubbi, si può immaginare un effetto "reshoring", con supply chain riorganizzate su una dimensione intermedia che può rappresentare un'occasione per il sistema economico italiano che, nonostante le numerose fragilità, resta flessibile, creativo ed innovativo.
Numerosi, inoltre, i rischi di maggiore disuguaglianza globale, associati anche al digital divide e a nuove forme di colonialismo economico verso i paesi emergenti in forte crisi di debito.

In conclusione, la pandemia è stata uno stress test che ha messo in discussione alcuni dogmi della modernità, in particolare il "business as usual" come cardine del capitalismo e gli egoismi nazionalistici come sua "cura". Il futuro, prossimo e remoto, dovrà contemplare una "visione mondiale" dove l'uomo sia capace di sopravvivere a sé stesso.


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