Lo staff di iPMI.it segnala la pubblicazione del Focus BNL n. 13 del 15 aprile 2013 (download .pdf), il settimanale del Servizio Studi BNL, che fa il punto sulla congiuntura economica in Italia.
Abstract:
«Nel confronto con le passate recessioni, la fase attuale presenta una particolarità: la brusca caduta della spesa privata. Nel 2012, ciascun cittadino italiano ha speso in media 15.880 euro. Rispetto all’anno precedente sono stati tagliati 283 euro di consumi pro-capite. Oltre al calo dei redditi, le decisioni di spesa risentono delle perdite subite dalla ricchezza finanziaria. Nel 2006 ogni italiano deteneva in media 63mila euro di attività finanziarie; nel 2012 si è scesi a 57mila. In termini reali la flessione supera il 20%. Pesa, inoltre, il sensibile peggioramento del clima di fiducia dei consumatori, che appare anche più intenso di quello immaginabile dato il contesto generale.
Una recessione guidata dai consumi
Nel confronto con le passate recessioni, la fase attuale presenta una particolarità: la brusca caduta della spesa privata. Nel 2012, i consumi delle famiglie sono scesi di oltre il 4%. Mai era accaduto dalla metà del secolo scorso.
Nel 2012, ciascun cittadino italiano ha speso in media 15.880 euro. Rispetto all’anno precedente sono stati tagliati 283 euro di consumi pro-capite. Oltre ad aver ridotto la spesa per i consumi più facilmente comprimibili, come il vestiario e le calzature, la crisi ha indotto le famiglie italiane a rivedere i propri comportamenti anche nella spesa per gli alimentari.
Le famiglie italiane soffrono prima di tutto il calo dei redditi. Il potere d’acquisto, misurato dal reddito disponibile pro-capite si è ridotto negli ultimi cinque anni di oltre il 10% in termini reali, conseguenza soprattuto della deludente crescita delle retribuzioni, che non ha garantito la copertura dell’inflazione. A livello settoriale, pesano le brusche flessioni registrate nel comparto delle Amministrazioni pubbliche come anche in quello delle attività finanziarie.
Le decisioni di spesa risentono, inoltre, delle perdite subite dalla ricchezza finanziaria. Nel 2006 ogni italiano deteneva in media 63mila euro di attività finanziarie; nel 2012 si è scesi a 57mila. In termini reali la flessione supera il 20%.
Un ultimo aspetto guida i consumi delle famiglie: il sensibile peggioramento del clima di fiducia, che appare anche più intenso di quello immaginabile dato il contesto generale. Il confronto tra famiglie e imprese segnala come in entrambi i casi la fiducia sia scesa su livelli più bassi delle medie di lungo periodo. Nel caso delle famiglie sono stati, però, raggiunti valori che non erano mai stati sperimentati in passato.
Scende il Pil, crollano i consumi
Nel 2012, la flessione del Pil in Italia si è avvicinata al 2,5%. Con l’esclusione del 2009, si tratta del calo più ampio degli ultimi sessanta anni. La recessione dello scorso anno presenta caratteristiche che la accomunano a quella della prima parte degli anni Novanta, mentre emergono differenze rispetto al 2009.
Come nel 1993, la contrazione del prodotto è spiegata interamente dalla domanda interna. Tutte le tre componenti, consumi privati, spesa pubblica e investimenti, hanno fornito un contributo negativo alla crescita, sebbene di intensità differente. Come all’inizio degli anni Novanta, anche nel 2012, una parte rilevante della caduta del Pil è il risultato della restrizione della politica fiscale che, secondo le stime della Banca d’Italia, ha sottratto circa un punto percentuale alla crescita dello scorso anno. Inoltre, sia nel 1993 sia nel 2012, il contributo della domanda estera netta è risultato positivo, come effetto di una brusca flessione delle importazioni, che all’inizio degli anni Novanta fu più ampia, e di una crescita delle esportazioni, moderata nel 2012, mentre risultò sostenuta nel 1993. Nel 2009, l’economia italiana aveva, invece, sofferto soprattutto la brusca caduta delle esportazioni, mentre la spesa pubblica si era mantenuta su un sentiero leggermente espansivo. Nel confronto con l’inizio degli anni Novanta, la fase attuale presenta, però, un’importante differenza: nel 1993, circa la metà del contributo negativo della domanda interna era spiegata dagli investimenti; nel 2012 quasi il 60% deve essere attribuito ai consumi.
La particolarità della fase attuale, che la rende unica rispetto alle esperienze passate risiede, dunque, nella brusca caduta della spesa privata. Il calo registrato dagli investimenti, sebbene significativo, risulta, infatti, meno ampio sia di quello del 2009 sia di quello del 1993. La flessione dei consumi ha, invece, superato il 4%. Mai era accaduto dalla metà del secolo scorso.
Data la particolarità del fenomeno appare utile approfondirlo, andando ad analizzare prima di tutto come le famiglie hanno modificato i propri comportamenti di spesa, per poi esaminare le cause che stanno dietro questi andamenti, in termini di reddito, ricchezza, fiducia».
Una recessione guidata dai consumi
Nel confronto con le passate recessioni, la fase attuale presenta una particolarità: la brusca caduta della spesa privata. Nel 2012, i consumi delle famiglie sono scesi di oltre il 4%. Mai era accaduto dalla metà del secolo scorso.
Nel 2012, ciascun cittadino italiano ha speso in media 15.880 euro. Rispetto all’anno precedente sono stati tagliati 283 euro di consumi pro-capite. Oltre ad aver ridotto la spesa per i consumi più facilmente comprimibili, come il vestiario e le calzature, la crisi ha indotto le famiglie italiane a rivedere i propri comportamenti anche nella spesa per gli alimentari.
Le famiglie italiane soffrono prima di tutto il calo dei redditi. Il potere d’acquisto, misurato dal reddito disponibile pro-capite si è ridotto negli ultimi cinque anni di oltre il 10% in termini reali, conseguenza soprattuto della deludente crescita delle retribuzioni, che non ha garantito la copertura dell’inflazione. A livello settoriale, pesano le brusche flessioni registrate nel comparto delle Amministrazioni pubbliche come anche in quello delle attività finanziarie.
Le decisioni di spesa risentono, inoltre, delle perdite subite dalla ricchezza finanziaria. Nel 2006 ogni italiano deteneva in media 63mila euro di attività finanziarie; nel 2012 si è scesi a 57mila. In termini reali la flessione supera il 20%.
Un ultimo aspetto guida i consumi delle famiglie: il sensibile peggioramento del clima di fiducia, che appare anche più intenso di quello immaginabile dato il contesto generale. Il confronto tra famiglie e imprese segnala come in entrambi i casi la fiducia sia scesa su livelli più bassi delle medie di lungo periodo. Nel caso delle famiglie sono stati, però, raggiunti valori che non erano mai stati sperimentati in passato.
Scende il Pil, crollano i consumi
Nel 2012, la flessione del Pil in Italia si è avvicinata al 2,5%. Con l’esclusione del 2009, si tratta del calo più ampio degli ultimi sessanta anni. La recessione dello scorso anno presenta caratteristiche che la accomunano a quella della prima parte degli anni Novanta, mentre emergono differenze rispetto al 2009.
Come nel 1993, la contrazione del prodotto è spiegata interamente dalla domanda interna. Tutte le tre componenti, consumi privati, spesa pubblica e investimenti, hanno fornito un contributo negativo alla crescita, sebbene di intensità differente. Come all’inizio degli anni Novanta, anche nel 2012, una parte rilevante della caduta del Pil è il risultato della restrizione della politica fiscale che, secondo le stime della Banca d’Italia, ha sottratto circa un punto percentuale alla crescita dello scorso anno. Inoltre, sia nel 1993 sia nel 2012, il contributo della domanda estera netta è risultato positivo, come effetto di una brusca flessione delle importazioni, che all’inizio degli anni Novanta fu più ampia, e di una crescita delle esportazioni, moderata nel 2012, mentre risultò sostenuta nel 1993. Nel 2009, l’economia italiana aveva, invece, sofferto soprattutto la brusca caduta delle esportazioni, mentre la spesa pubblica si era mantenuta su un sentiero leggermente espansivo. Nel confronto con l’inizio degli anni Novanta, la fase attuale presenta, però, un’importante differenza: nel 1993, circa la metà del contributo negativo della domanda interna era spiegata dagli investimenti; nel 2012 quasi il 60% deve essere attribuito ai consumi.
La particolarità della fase attuale, che la rende unica rispetto alle esperienze passate risiede, dunque, nella brusca caduta della spesa privata. Il calo registrato dagli investimenti, sebbene significativo, risulta, infatti, meno ampio sia di quello del 2009 sia di quello del 1993. La flessione dei consumi ha, invece, superato il 4%. Mai era accaduto dalla metà del secolo scorso.
Data la particolarità del fenomeno appare utile approfondirlo, andando ad analizzare prima di tutto come le famiglie hanno modificato i propri comportamenti di spesa, per poi esaminare le cause che stanno dietro questi andamenti, in termini di reddito, ricchezza, fiducia».