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Restart Italia

“Perché dobbiamo partire dai giovani, dalla innovazione, dalla nuova impresa”

Rapporto della Task Force sulle Statup Istituita dal Ministero dello Sviluppo Economico

 

Conclusioni.
Un Paese è forte se conosce la propria strada. Se i suoi cittadini vedono una prospettiva e si impegnano per costruire il proprio futuro.
Un governo può contribuire a tracciare questa prospettiva: descrivendo una visione e prendendo quelle decisioni forti che la rendono chiara,  concreta e percorribile.
Certo, nessun governo può imporre alla popolazione di diventare innovativa, di creare nuove imprese, di guardare avanti con fiducia. Ma un buon governo può eliminare gli ostacoli all’innovazione, può facilitare il processo di creazione delle nuove imprese, può essere al fianco di chi guarda  avanti con fiducia e costruisce il futuro. Può aiutare tutto il Paese ad affrontare e ripensare i vecchi modelli che non funzionano più e a gestire il mutamento.
In pochi altri Paesi come l’Italia i cittadini hanno dimostrato di saper competere e innovare nonostante i vincoli che negli anni il sistema ha sedimentato sulle loro spalle. Ma è ora che il Governo faccia la sua parte per eliminare l’ingombro delle inutili fatiche che intralciano la strada degli  innovatori. Del resto, pochi Paesi hanno tanto bisogno quanto l’Italia di nuove opportunità di occupazione, crescita, e innovazione del  sistema. Su un punto non ci sono dubbi:  la nuova occupazione, la crescita e l’innovazione sono fortemente legate alla nascita di nuove imprese. Ma fino a quando gli incentivi impliciti nel sistema favoriranno le rendite di posizione e i privilegi accumulati nella storia dalle categorie che si sono potute far valere in passato, l’innovazione sarà sempre sfavorita. E dunque non ci possono essere dubbi sulla strada da intraprendere: l’obiettivo è rendere l’Italia un luogo davvero ospitale per la nascita di startup.
Altri Paesi hanno già adottato robuste misure a riguardo.
Un confronto internazionale mostra come l’Italia sia, allo stato attuale, più indietro non solo rispetto a Stati Uniti e Germania, ma anche a Svizzera e Cile, in termini di ospitalità per le startup – se per misurare l’ospitalità usiamo parametri quali la facilità nell’avvio di un’azienda, un fisco  favorevole, una forte disponibilità di capitali di rischio, un clima culturale e organizzativo consapevole ed entusiasta per il contributo sociale ed economico di chi innova e crea opportunità. Le azioni intraprese coerentemente in questa direzione da Paesi più avvertiti del nostro si sono rivelate vincenti per alimentare l’ecosistema locale dell’innovazione e per attrarre talenti e capitali da altri Paesi: con il risultato di vedere un’accelerazione della nascita di imprese e, dunque, un aumento delle opportunità complessive di occupazione, crescita e produttività del sistema.
Se il Governo italiano avrà l’attenzione e la forza per intraprendere questa strada, si porrà al fianco dei protagonisti dell’ecosistema che alimenta la nascita di nuove imprese: dai centri della ricerca ai produttori di nuove tecnologie, dai network della cultura imprenditoriale ai sistemi di finanziamento orientati a sostenere le imprese che nascono scommettendo sull’innovazione, dai media che documentano questo rinnovamento ai territori che si danno una missione strategica per facilitare i loro innovatori.
Siamo consapevoli che il Rapporto elaborato da questa Task Force, per quanto abbia impegnato un gruppo di persone motivato e sia stato  alimentato da centinaia di suggerimenti provenienti dai protagonisti dell’innovazione italiana, è certamente incompleto. Così come sappiamo che la sua applicazione pratica sarà il vero banco di prova delle idee che vi sono espresse.
Noi crediamo fermamente che il Paese si trovi di fronte a un’occasione storica per realizzare qualcosa di grande. A condizione, però, di non affrontare il tema startup con qualche modifica cosmetica a questa o quella legge. E a condizione di farlo con i tempi dell’innovazione e  dell’impresa, non con quelli della burocrazia.
Oggi abbiamo bisogno di uno sforzo all’altezza dell’ambizione. Le istituzioni – Governo e Parlamento, così come le amministrazioni regionali e  locali – devono dare prova di coraggio e creatività. Capendo che non è possibile sostenere il mondo dell’innovazione con schemi mentali del  Novecento, e nemmeno con proposte figlie di compromessi al ribasso tra interessi contrapposti.
Le istituzioni e chi le guida devono avere oggi la stessa lucida follia di coloro che accettano di rischiare, di abbandonare anche le loro poche, piccole, ultime certezze.
Questi innovatori chiedono attenzione e risorse. Ma prima di tutto chiedono che la politica e il sistema italiano comprendano la scommessa che stanno facendo. Chiedono alle istituzioni, alle grandi imprese, alle banche, alle università, alle famiglie, alle associazioni, di essere disposti a  rischiare con loro.
Gli innovatori hanno compreso che non si risolve nulla difendendo le posizioni acquisite. Che il mondo sta andando in una direzione nella quale non  c’è futuro senza cambiamento.
In definitiva, gli innovatori italiani stanno chiedendo a tutto il Paese di sincronizzarsi. Di sintonizzarsi. Di provare la loro stessa emozione. Di agire di conseguenza.

Non domani. Adesso.

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