Lo staff di iPMI.it segnala la pubblicazione del Focus BNL n. 21 del 10 giugno 2013 (download .pdf), il settimanale del Servizio Studi BNL, che fa il punto sulla congiuntura economica in Italia.
Abstract:
«In Europa tra il 2000 e il 2010 le interazioni tra banche e clientela retail attraverso gli sportelli si sono ridotte dal 70% al 30% del totale, quelle tramite canali telefonici sono aumentate dal 5% al 12% e quelle mediante canali digitali dal 4% al 28%. Secondo alcune analisi nel 2015 il numero di interazioni effettuate allo sportello potrebbe scendere al 5% del totale, mentre l’insieme dei contatti via telefono e in digitale potrebbe arrivare al 68% del totale. In Italia tra i canali diretti attraverso cui le banche offrono servizi alla propria clientela l’internet banking è quello maggiormente diffuso, con oltre 18 milioni di conti “abilitati” e 12 milioni di conti attivi. Le sole piattaforme app e mobile site, a inizio 2012, contavano oltre 2 milioni di utenti di mobile banking attivi su smartphone in Italia, un valore triplo rispetto a quello dell’anno precedente. Rispetto al 2012 si registra una forte crescita nell’offerta di servizi attraverso le app (88% delle banche rispetto al 55% dell’anno precedente) che ha superato la modalità mobile site (offerta dall’80% delle banche a fronte del 73% relativo a un anno prima).
Il digital banking in Italia
In Europa le interazioni tra banche e clientela retail si stanno spostando in modo sempre più accentuato verso i canali diretti. Tra il 2000 e il 2010 i contatti attraverso gli sportelli si sono ridotti dal 70% al 30% del totale, quelli tramite canali telefonici sono aumentati dal 5% al 12% e quelli mediante canali digitali dal 4% al 28%. Secondo alcune analisi nel 2015 il numero di interazioni effettuate allo sportello potrebbe scendere al 5% del totale, mentre l’insieme dei contatti via telefono e in digitale potrebbe arrivare al 68% del totale.
In Italia tra i canali diretti attraverso cui le banche offrono servizi alla propria clientela l’internet banking è quello maggiormente diffuso, con oltre 18 milioni di conti “abilitati” e 12 milioni di conti attivi. Le sole piattaforme app e mobile site, a inizio 2012, contavano oltre 2 milioni di utenti di mobile banking attivi su smartphone in Italia, un valore triplo rispetto a quello dell’anno precedente. Tuttavia il mobile banking in Italia presenta un grado di diffusione inferiore rispetto ad altri paesi: sono il 22% gli italiani che utilizzano servizi di mobile banking, a fronte del 51% dei cinesi, il 42% dei coreani, il 38% degli statuntensi, il 33% dei russi, il 28% dei brasiliani e dei britannici.
In termini di servizi offerti, oltre alle attività di natura dispositiva e informativa, le banche mettono a disposizione della propria clientela in misura sempre maggiore anche altri servizi. Il 93% delle banche italiane consente alla propria clientela di richiedere il carnet degli assegni, cui fa seguito la possibilità di fare richiesta di carte prepagate (77%), carte di credito tradizionali (77%) e altri finanziamenti (75%); meno diffusa risulta invece la possibilità di vendita online di prodotti non bancari (50%).
L’importanza di sviluppare il mobile banking nasce dalle tendenze in atto nel settore del mobile. Entro il 2015 sono previsti sul mercato più smartphone che pc e si prevede nel medesimo orizzonte temporale una prevalenza di navigazioni internet in mobilità rispetto a quelle da pc. La notevole trasformazione nella relazione tra banca e cliente retail richiede da parte degli istituti finanziari un adeguamento del modello organizzativo per integrare in modo efficiente l’operatività sui canali digitali con quella tradizionale.
Dal mobile commerce al mobile banking
Lo sviluppo del mercato dei terminali di telefonia cellulare a tecnologia avanzata sta sostenendo l’incremento di servizi dati in mobilità e lo sviluppo di un numero sempre più elevato di operazioni effettuabili direttamente dal proprio telefono. A livello globale si stima che gli smartphone ammontino a circa il 17% degli oltre 6 miliardi di telefoni cellulari. Le abitudini di utilizzo degli smartphone per il mobile commerce risultano molto diversificate nelle varie aree del mondo. I dati di un’indagine sui modelli di consumo, condotta da GlobalWebIndex su 152mila utenti possessori di smartphone e distribuiti in 31 paesi del mondo, evidenziano come l’Asia sia il continente a presentare una maggior diffusione dei servizi di mobile commerce. Nel quarto trimestre del 2012 in Cina il 55% degli utenti internet (un ammontare pari a circa 300 milioni di persone) ha effettuato almeno un acquisto tramite smartphone, in Corea del Sud il 37%, in India il 26%, in Vietnam il 24%, quindi in Giappone il 22%, e nelle Filippine il 15%. Altri paesi come Stati Uniti, Australia e Canada evidenziano valori più contenuti, pari rispettivamente al 19%, 17% e 13% degli utenti online che hanno fatto acquisti tramite canali di mobile commerce.
Anche le indagini condotte da Nielsen sui servizi di mobile banking e mobile payment confermano come sia l’Asia a presentare le più elevate percentuali di utilizzo di tali servizi. Alla fine del 2012 in Cina e Corea oltre il 40% dei possessori di uno smartphone utilizzava con regolarità servizi di mobile shopping. Tale percentuale scende al 30% negli Stati Uniti, al 25% nel Regno Unito e in Australia, al 17% in Russia e Brasile e al 15% in Italia.
In Europa le interazioni tra banche e clientela retail si stanno spostando in modo sempre più accentuato verso i canali diretti. Secondo una recente analisi tra il 2000 e il 2010 i contatti diretti attraverso gli sportelli si sono ridotti dal 70% al 30% del totale, mentre quelli via Atm sono aumentati dal 19% al 28%, i telefonici dal 5% al 12% e quelli digitali dal 4% al 28%. Seguendo i trend in atto si prevede che nel 2015 il numero di interazioni effettuate allo sportello possa scendere al 5% del totale, mentre l’insieme dei contatti via telefono e in digitale potrebbe arrivare al 68% del totale.
L’importanza che le banche europee assegnano in prospettiva al digital banking e in particolare al mobile banking è ormai fuori discussione, tuttavia l’ammontare degli investimenti nei nuovi canali non appare finora proporzionato. Da un’analisi su un campione di 150 banche europee è emerso che nel 2011 solo il 59% delle banche aveva un sito in versione mobile e il 47% un’applicazione per smartphone (app) dedicata. Le banche che hanno dichiarato di voler operare su questi canali entro 12 mesi ammontavano all’87% per il mobile site e all’84% per la app. Inoltre le banche che nel 2011 avevano già un’operatività nel mobile banking risultavano in grado di offrire prevalentemente servizi di base anche se il 70% dichiarava di voler ampliare entro 12 mesi la gamma dei servizi offerti.
L’Italia, rispetto ad altri paesi, presenta un’elevata diffusione di terminali telefonici avanzati. Circa il 62% degli italiani utilizza uno smartphone a fronte del 27% che preferisce i telefoni cellulari tradizionali (senza touchscreen, tastiera Qwerty o sistemi operativi avanzati) e dell’11% che possiede telefoni con funzionalità multimediali (touchscreen e/o tastiera Qwerty) ma senza sistemi operativi avanzati.
Riguardo all’utilizzo dei terminali smartphone per servizi in mobilità, un’analisi condotta da Nielsen mostra come il 3% degli italiani abbia fatto acquisti in mobile payment sfruttando la tecnologia NFC (Near Field Communication)4, una percentuale in linea con quella statunitense e australiana, ma molto più contenuta rispetto a quella cinese (20%) e coreana (15%).
Anche il mobile banking in Italia presenta un grado di diffusione inferiore rispetto ad altri paesi: sono il 22% gli italiani che utilizzano servizi di mobile banking, a fronte del 51% dei cinesi, il 42% dei coreani, il 38% degli americani, il 33% dei russi, il 28% dei brasiliani e dei britannici».
Il digital banking in Italia
In Europa le interazioni tra banche e clientela retail si stanno spostando in modo sempre più accentuato verso i canali diretti. Tra il 2000 e il 2010 i contatti attraverso gli sportelli si sono ridotti dal 70% al 30% del totale, quelli tramite canali telefonici sono aumentati dal 5% al 12% e quelli mediante canali digitali dal 4% al 28%. Secondo alcune analisi nel 2015 il numero di interazioni effettuate allo sportello potrebbe scendere al 5% del totale, mentre l’insieme dei contatti via telefono e in digitale potrebbe arrivare al 68% del totale.
In Italia tra i canali diretti attraverso cui le banche offrono servizi alla propria clientela l’internet banking è quello maggiormente diffuso, con oltre 18 milioni di conti “abilitati” e 12 milioni di conti attivi. Le sole piattaforme app e mobile site, a inizio 2012, contavano oltre 2 milioni di utenti di mobile banking attivi su smartphone in Italia, un valore triplo rispetto a quello dell’anno precedente. Tuttavia il mobile banking in Italia presenta un grado di diffusione inferiore rispetto ad altri paesi: sono il 22% gli italiani che utilizzano servizi di mobile banking, a fronte del 51% dei cinesi, il 42% dei coreani, il 38% degli statuntensi, il 33% dei russi, il 28% dei brasiliani e dei britannici.
In termini di servizi offerti, oltre alle attività di natura dispositiva e informativa, le banche mettono a disposizione della propria clientela in misura sempre maggiore anche altri servizi. Il 93% delle banche italiane consente alla propria clientela di richiedere il carnet degli assegni, cui fa seguito la possibilità di fare richiesta di carte prepagate (77%), carte di credito tradizionali (77%) e altri finanziamenti (75%); meno diffusa risulta invece la possibilità di vendita online di prodotti non bancari (50%).
L’importanza di sviluppare il mobile banking nasce dalle tendenze in atto nel settore del mobile. Entro il 2015 sono previsti sul mercato più smartphone che pc e si prevede nel medesimo orizzonte temporale una prevalenza di navigazioni internet in mobilità rispetto a quelle da pc. La notevole trasformazione nella relazione tra banca e cliente retail richiede da parte degli istituti finanziari un adeguamento del modello organizzativo per integrare in modo efficiente l’operatività sui canali digitali con quella tradizionale.
Dal mobile commerce al mobile banking
Lo sviluppo del mercato dei terminali di telefonia cellulare a tecnologia avanzata sta sostenendo l’incremento di servizi dati in mobilità e lo sviluppo di un numero sempre più elevato di operazioni effettuabili direttamente dal proprio telefono. A livello globale si stima che gli smartphone ammontino a circa il 17% degli oltre 6 miliardi di telefoni cellulari. Le abitudini di utilizzo degli smartphone per il mobile commerce risultano molto diversificate nelle varie aree del mondo. I dati di un’indagine sui modelli di consumo, condotta da GlobalWebIndex su 152mila utenti possessori di smartphone e distribuiti in 31 paesi del mondo, evidenziano come l’Asia sia il continente a presentare una maggior diffusione dei servizi di mobile commerce. Nel quarto trimestre del 2012 in Cina il 55% degli utenti internet (un ammontare pari a circa 300 milioni di persone) ha effettuato almeno un acquisto tramite smartphone, in Corea del Sud il 37%, in India il 26%, in Vietnam il 24%, quindi in Giappone il 22%, e nelle Filippine il 15%. Altri paesi come Stati Uniti, Australia e Canada evidenziano valori più contenuti, pari rispettivamente al 19%, 17% e 13% degli utenti online che hanno fatto acquisti tramite canali di mobile commerce.
Anche le indagini condotte da Nielsen sui servizi di mobile banking e mobile payment confermano come sia l’Asia a presentare le più elevate percentuali di utilizzo di tali servizi. Alla fine del 2012 in Cina e Corea oltre il 40% dei possessori di uno smartphone utilizzava con regolarità servizi di mobile shopping. Tale percentuale scende al 30% negli Stati Uniti, al 25% nel Regno Unito e in Australia, al 17% in Russia e Brasile e al 15% in Italia.
In Europa le interazioni tra banche e clientela retail si stanno spostando in modo sempre più accentuato verso i canali diretti. Secondo una recente analisi tra il 2000 e il 2010 i contatti diretti attraverso gli sportelli si sono ridotti dal 70% al 30% del totale, mentre quelli via Atm sono aumentati dal 19% al 28%, i telefonici dal 5% al 12% e quelli digitali dal 4% al 28%. Seguendo i trend in atto si prevede che nel 2015 il numero di interazioni effettuate allo sportello possa scendere al 5% del totale, mentre l’insieme dei contatti via telefono e in digitale potrebbe arrivare al 68% del totale.
L’importanza che le banche europee assegnano in prospettiva al digital banking e in particolare al mobile banking è ormai fuori discussione, tuttavia l’ammontare degli investimenti nei nuovi canali non appare finora proporzionato. Da un’analisi su un campione di 150 banche europee è emerso che nel 2011 solo il 59% delle banche aveva un sito in versione mobile e il 47% un’applicazione per smartphone (app) dedicata. Le banche che hanno dichiarato di voler operare su questi canali entro 12 mesi ammontavano all’87% per il mobile site e all’84% per la app. Inoltre le banche che nel 2011 avevano già un’operatività nel mobile banking risultavano in grado di offrire prevalentemente servizi di base anche se il 70% dichiarava di voler ampliare entro 12 mesi la gamma dei servizi offerti.
L’Italia, rispetto ad altri paesi, presenta un’elevata diffusione di terminali telefonici avanzati. Circa il 62% degli italiani utilizza uno smartphone a fronte del 27% che preferisce i telefoni cellulari tradizionali (senza touchscreen, tastiera Qwerty o sistemi operativi avanzati) e dell’11% che possiede telefoni con funzionalità multimediali (touchscreen e/o tastiera Qwerty) ma senza sistemi operativi avanzati.
Riguardo all’utilizzo dei terminali smartphone per servizi in mobilità, un’analisi condotta da Nielsen mostra come il 3% degli italiani abbia fatto acquisti in mobile payment sfruttando la tecnologia NFC (Near Field Communication)4, una percentuale in linea con quella statunitense e australiana, ma molto più contenuta rispetto a quella cinese (20%) e coreana (15%).
Anche il mobile banking in Italia presenta un grado di diffusione inferiore rispetto ad altri paesi: sono il 22% gli italiani che utilizzano servizi di mobile banking, a fronte del 51% dei cinesi, il 42% dei coreani, il 38% degli americani, il 33% dei russi, il 28% dei brasiliani e dei britannici».