Lo staff di tusciafisco.it segnala il Bollettino mensile di febbraio 2014 (download .html) elaborato dalla Banca Centrale Europea e tradotto dalla Banca d’Italia.
Le statistiche contenute in questo numero sono aggiornate al 5 febbraio 2014.
Abstract:
«EDITORIALE
Nella riunione del 6 febbraio, sulla base della consueta analisi economica e monetaria il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE. Le informazioni più recenti confermano che la moderata ripresa economica dell’area dell’euro procede in linea con la precedente valutazione del Consiglio direttivo. Nel contempo le pressioni di fondo sui prezzi restano deboli nell’area e le dinamiche della moneta e del credito sono contenute. Le aspettative di inflazione per l’area dell’euro nel medio-lungo termine continuano a essere saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. Come è stato già rilevato, l’area dell’euro attraversa un prolungato periodo di bassa inflazione, al quale farà seguito un graduale andamento al rialzo verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. Per quanto riguarda le prospettive di medio periodo per l’andamento dei prezzi e la crescita, ulteriori analisi e informazioni si renderanno disponibili agli inizi di marzo. Le recenti indicazioni avvalorano appieno la decisione del Consiglio direttivo di mantenere un orientamento accomodante di politica monetaria finché sarà necessario; ciò sosterrà la graduale ripresa dell’economia nell’area dell’euro. Il Consiglio direttivo ribadisce con fermezza le proprie indicazioni prospettiche (forward guidance). Esso continua ad attendersi che i tassi di interesse di riferimento della BCE restino su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo. Tale aspettativa si fonda su prospettive di inflazione complessivamente contenute anche nel medio termine, tenuto conto della debolezza generalizzata dell’economia e della dinamica mo- netaria modesta. Per quanto riguarda la recente volatilità del mercato monetario e il suo potenziale impatto sull’orientamento di politica monetaria, il Consiglio direttivo segue con attenzione gli andamenti ed è pronto a prendere in considerazione tutti gli strumenti disponibili. Esso resta, nel complesso, fermamente determinato a mantenere l’elevato grado di accomodamento della politica monetaria e a intervenire ulteriormente con azioni risolute, se necessario.
Per quanto riguarda l’analisi economica, dopo due trimestri di crescita positiva del PIL in termini reali gli andamenti recenti dei dati e delle indagini congiunturali suggeriscono, nel complesso, il protrarsi della moderata ripresa nell’ultimo trimestre del 2013. In prospettiva, è stata confermata la precedente valutazione del Consiglio direttivo riguardo alla crescita economica. Ci si attende un lento recupero del prodotto nell’area dell’euro. In particolare, si dovrebbe concretizzare un cer- to miglioramento della domanda interna, sostenuto dall’orientamento accomodante della politica monetaria, da condizioni di finanziamento più favorevoli e dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali. Inoltre i redditi reali beneficiano della minore inflazione relativa alla componente energetica. L’attività economica dovrebbe altresì trarre vantaggio da un graduale rafforzamento della domanda di esportazioni dell’area. Al tempo stesso, seppure in fase di stabilizzazione, la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sul ritmo della ripresa.
I rischi per le prospettive economiche dell’area dell’euro continuano a essere orientati al ribasso. La dinamica dei mercati monetari e finanziari mondiali e le connesse incertezze, soprattutto nei paesi emergenti, potrebbero essere in grado di influenzare negativamente le condizioni economiche. Altri rischi al ribasso includono una domanda interna e una crescita delle esportazioni inferiori alle attese e una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nei paesi dell’area dell’euro.
Secondo la stima rapida dell’Eurostat, a gennaio l’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC si è portata allo 0,7 per cento nell’area dell’euro, rispetto allo 0,8 di dicembre. Questo rallentamento dei prezzi è principalmente riconducibile agli andamenti della componente energetica. Al tempo stesso, in gennaio il tasso di inflazione è risultato inferiore alle aspettative generali. In base alle ultime informazioni disponibili e ai correnti prezzi dei contratti future per l’energia, ci si attende che nei prossimi mesi l’inflazione al consumo si attesti in prossimità dei livelli attuali. Nel medio periodo le pressioni di fondo sui prezzi dovrebbero restare contenute nell’area dell’euro. Le aspet- tative di inflazione per l’area nel medio-lungo periodo continuano a essere saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento.
I rischi per le prospettive sull’andamento dei prezzi, sia al rialzo che al ribasso, continuano a essere limitati e restano sostanzialmente bilanciati nel medio periodo.
Passando all’analisi monetaria, i dati di dicembre confermano la valutazione di una contenuta espansione di fondo dell’aggregato monetario ampio (M3) e del credito. La crescita sui dodici mesi di M3 si è ridotta dall’1,5 all’1,0 per cento fra novembre e dicembre. Ai deflussi di depositi osservati in dicembre corrispondono le ingenti vendite di titoli del settore pubblico e privato da parte delle IFM dell’area dell’euro, che potrebbero essere in parte riconducibili ad aggiustamenti effettuati dalle banche in anticipazione della valutazione approfondita della BCE dei rispettivi bi- lanci. Tali andamenti hanno influenzato anche la crescita di M1 sui dodici mesi, che in dicembre resta vigorosa seppure in calo al 5,8 per cento. Come nei mesi precedenti, il fattore principale alla base della crescita di M3 è rappresentato dall’aumento delle attività nette sull’estero delle IFM, che seguita a rispecchiare il maggiore interesse degli investitori internazionali per le attività dell’area dell’euro. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato ha continuato a ridursi. A dicembre il tasso di variazione dei prestiti alle famiglie (corretto per cessioni e cartolarizzazioni) si è attestato allo 0,3 per cento, sostanzialmente invariato dall’inizio del 2013; quello relativo ai prestiti alle società non finanziarie (corretto per cessioni e cartolarizzazioni) si è invece collocato al -2,9 per cento, rispetto al -3,1 di novembre. L’indagine sul credito bancario condotta in gennaio fornisce indicazioni di una certa ulteriore stabilizzazione delle condizioni di finanziamento per im- prese e famiglie e di una minore contrazione netta della domanda di prestiti da parte delle imprese. Nel complesso la debole dinamica dei prestiti osservata per le società non finanziarie continua a riflettere, con il consueto scarto temporale, la sua relazione con il ciclo economico e a rispecchiare il rischio di credito e gli aggiustamenti in atto nei bilanci dei settori finanziario e non finanziario.
Dall’estate del 2012 si sono compiuti notevoli progressi nel miglioramento della situazione della provvista bancaria. Per assicurare un’appropriata trasmissione della politica monetaria alle condi- zioni di finanziamento nei paesi dell’area dell’euro è essenziale ridurre ulteriormente la frammenta- zione dei mercati creditizi dell’area e consolidare la capacità di tenuta delle banche ove necessario. Questo è quanto si prefigge la valutazione approfondita della BCE, mentre la tempestiva attuazione di interventi aggiuntivi per realizzare l’unione bancaria contribuirà ulteriormente a ripristinare la fiducia nel sistema finanziario.
In sintesi, l’analisi economica conferma l’aspettativa del Consiglio direttivo riguardo a un pro- lungato periodo di bassa inflazione, seguito poi da un graduale andamento al rialzo verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. La verifica incrociata con le indicazioni derivanti dall’analisi monetaria conferma un quadro caratterizzato da contenute pressioni di fondo sui prezzi nell’area dell’euro a medio termine.
Quanto alle politiche di bilancio, i paesi dell’area dell’euro non dovrebbero vanificare gli sforzi di risanamento già compiuti e dovrebbero ricondurre i debiti pubblici elevati su un sentiero discen- dente nel medio termine. Le strategie di bilancio dovrebbero essere in linea con il Patto di stabilità e crescita e assicurare una composizione dell’aggiustamento favorevole alla crescita che coniughi il miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi pubblici con la limitazione al minimo degli effetti distorsivi dell’imposizione fiscale. Se accompagnate dalla risoluta attuazione di ri- forme strutturali, tali strategie daranno ulteriore sostegno all’ancor fragile ripresa dell’economia. I governi devono quindi proseguire le riforme dei mercati dei beni e servizi e del lavoro. Queste contribuiranno a migliorare il potenziale di crescita dell’area dell’euro e a ridurre i tassi di disoc- cupazione elevati in molti paesi.
Questo numero del Bollettino contiene due articoli. Il primo verte sulle recenti estensioni apportate ai modelli di cui si avvale l’analisi monetaria di ampio respiro della BCE. Il secondo analizza la riduzione della leva finanziaria nel settore delle imprese dell’area dell’euro».
Per quanto riguarda l’analisi economica, dopo due trimestri di crescita positiva del PIL in termini reali gli andamenti recenti dei dati e delle indagini congiunturali suggeriscono, nel complesso, il protrarsi della moderata ripresa nell’ultimo trimestre del 2013. In prospettiva, è stata confermata la precedente valutazione del Consiglio direttivo riguardo alla crescita economica. Ci si attende un lento recupero del prodotto nell’area dell’euro. In particolare, si dovrebbe concretizzare un cer- to miglioramento della domanda interna, sostenuto dall’orientamento accomodante della politica monetaria, da condizioni di finanziamento più favorevoli e dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali. Inoltre i redditi reali beneficiano della minore inflazione relativa alla componente energetica. L’attività economica dovrebbe altresì trarre vantaggio da un graduale rafforzamento della domanda di esportazioni dell’area. Al tempo stesso, seppure in fase di stabilizzazione, la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sul ritmo della ripresa.
I rischi per le prospettive economiche dell’area dell’euro continuano a essere orientati al ribasso. La dinamica dei mercati monetari e finanziari mondiali e le connesse incertezze, soprattutto nei paesi emergenti, potrebbero essere in grado di influenzare negativamente le condizioni economiche. Altri rischi al ribasso includono una domanda interna e una crescita delle esportazioni inferiori alle attese e una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nei paesi dell’area dell’euro.
Secondo la stima rapida dell’Eurostat, a gennaio l’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC si è portata allo 0,7 per cento nell’area dell’euro, rispetto allo 0,8 di dicembre. Questo rallentamento dei prezzi è principalmente riconducibile agli andamenti della componente energetica. Al tempo stesso, in gennaio il tasso di inflazione è risultato inferiore alle aspettative generali. In base alle ultime informazioni disponibili e ai correnti prezzi dei contratti future per l’energia, ci si attende che nei prossimi mesi l’inflazione al consumo si attesti in prossimità dei livelli attuali. Nel medio periodo le pressioni di fondo sui prezzi dovrebbero restare contenute nell’area dell’euro. Le aspet- tative di inflazione per l’area nel medio-lungo periodo continuano a essere saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento.
I rischi per le prospettive sull’andamento dei prezzi, sia al rialzo che al ribasso, continuano a essere limitati e restano sostanzialmente bilanciati nel medio periodo.
Passando all’analisi monetaria, i dati di dicembre confermano la valutazione di una contenuta espansione di fondo dell’aggregato monetario ampio (M3) e del credito. La crescita sui dodici mesi di M3 si è ridotta dall’1,5 all’1,0 per cento fra novembre e dicembre. Ai deflussi di depositi osservati in dicembre corrispondono le ingenti vendite di titoli del settore pubblico e privato da parte delle IFM dell’area dell’euro, che potrebbero essere in parte riconducibili ad aggiustamenti effettuati dalle banche in anticipazione della valutazione approfondita della BCE dei rispettivi bi- lanci. Tali andamenti hanno influenzato anche la crescita di M1 sui dodici mesi, che in dicembre resta vigorosa seppure in calo al 5,8 per cento. Come nei mesi precedenti, il fattore principale alla base della crescita di M3 è rappresentato dall’aumento delle attività nette sull’estero delle IFM, che seguita a rispecchiare il maggiore interesse degli investitori internazionali per le attività dell’area dell’euro. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato ha continuato a ridursi. A dicembre il tasso di variazione dei prestiti alle famiglie (corretto per cessioni e cartolarizzazioni) si è attestato allo 0,3 per cento, sostanzialmente invariato dall’inizio del 2013; quello relativo ai prestiti alle società non finanziarie (corretto per cessioni e cartolarizzazioni) si è invece collocato al -2,9 per cento, rispetto al -3,1 di novembre. L’indagine sul credito bancario condotta in gennaio fornisce indicazioni di una certa ulteriore stabilizzazione delle condizioni di finanziamento per im- prese e famiglie e di una minore contrazione netta della domanda di prestiti da parte delle imprese. Nel complesso la debole dinamica dei prestiti osservata per le società non finanziarie continua a riflettere, con il consueto scarto temporale, la sua relazione con il ciclo economico e a rispecchiare il rischio di credito e gli aggiustamenti in atto nei bilanci dei settori finanziario e non finanziario.
Dall’estate del 2012 si sono compiuti notevoli progressi nel miglioramento della situazione della provvista bancaria. Per assicurare un’appropriata trasmissione della politica monetaria alle condi- zioni di finanziamento nei paesi dell’area dell’euro è essenziale ridurre ulteriormente la frammenta- zione dei mercati creditizi dell’area e consolidare la capacità di tenuta delle banche ove necessario. Questo è quanto si prefigge la valutazione approfondita della BCE, mentre la tempestiva attuazione di interventi aggiuntivi per realizzare l’unione bancaria contribuirà ulteriormente a ripristinare la fiducia nel sistema finanziario.
In sintesi, l’analisi economica conferma l’aspettativa del Consiglio direttivo riguardo a un pro- lungato periodo di bassa inflazione, seguito poi da un graduale andamento al rialzo verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. La verifica incrociata con le indicazioni derivanti dall’analisi monetaria conferma un quadro caratterizzato da contenute pressioni di fondo sui prezzi nell’area dell’euro a medio termine.
Quanto alle politiche di bilancio, i paesi dell’area dell’euro non dovrebbero vanificare gli sforzi di risanamento già compiuti e dovrebbero ricondurre i debiti pubblici elevati su un sentiero discen- dente nel medio termine. Le strategie di bilancio dovrebbero essere in linea con il Patto di stabilità e crescita e assicurare una composizione dell’aggiustamento favorevole alla crescita che coniughi il miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi pubblici con la limitazione al minimo degli effetti distorsivi dell’imposizione fiscale. Se accompagnate dalla risoluta attuazione di ri- forme strutturali, tali strategie daranno ulteriore sostegno all’ancor fragile ripresa dell’economia. I governi devono quindi proseguire le riforme dei mercati dei beni e servizi e del lavoro. Queste contribuiranno a migliorare il potenziale di crescita dell’area dell’euro e a ridurre i tassi di disoc- cupazione elevati in molti paesi.
Questo numero del Bollettino contiene due articoli. Il primo verte sulle recenti estensioni apportate ai modelli di cui si avvale l’analisi monetaria di ampio respiro della BCE. Il secondo analizza la riduzione della leva finanziaria nel settore delle imprese dell’area dell’euro».